Non di rado, fin quando, invocando il figliuolo, la povera donna morí (nell'agosto '52), Pisacane e la sua compagna varcaron quella soglia(91). «Ricordatemi a lei e ditele ch'io non la scordo e non la scorderò», cosí Mazzini alla madre il 7 agosto '51, riferendosi a Enrichetta; e la madre, dieci giorni piú tardi, a Emilia Hawkes: «Ho dato la vostra letterina alla signora Enrichetta che è buona sempre con me e mi visita». L'amicizia devota durò, s'è detto, fino alla morte di Maria Mazzini; seppur fu meno intensa negli ultimi mesi in conseguenza forse dei dissapori che principiavano a manifestarsi tra Pisacane e Mazzini. Il tono è un po' mutato, certo, quando il 24 febbraio '52 Maria Mazzini scrive all'Emilia: «Finora non diedi alla Delorenzi la vostra pap(eletta) non vedendola che di rado ed ignorando la sua abitazione, ma l'avrà». Nel giugno, comunque, l'epistolario mazziniano nuovamente menziona frequenti visite di Enrichetta alla «Scià Maria».
Altro luogo di ritrovo, le redazioni dei giornali e giornaletti di sinistra, che a Genova non scarseggiavan davvero: a principiare dall'Italia e Popolo, quotidiano ufficiale del mazzinianismo, il quale, preso di mira (e ce n'era di che!) dal censore, mise insieme in pochi anni la piú ricca collezione di sequestri che mai giornale subisse; per seguitar con la Maga, la Libertà, la Libertà e Associazione, la Bandiera del Popolo, il Lavoro, l'Italia libera, l'Amico del povero, l'Associazione.(92) Poi le riunioni consuete nei centri d'emigrazione, dove attorno ai migliori o piú ricchi o piú dotti si affollavano gli oscuri e i meno anziani.
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