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      Pisacane s'era lusingato che il libro potesse contribuire a restaurare le sue scosse finanze; ma sí! Se volle concludere gli toccò rinunciare a cavarne un quattrino(94); e allora si profferí per stamparlo il Moretti di Genova, tipografo dell'Italia e Popolo, contribuendo alle spese Nicola Ardoino, ex colonnello di Pisacane in Piemonte ed ora giornalista repubblicano. L'intesa fu che ad ogni buon conto, prima di metter fuori il volume, se ne sarebbero spedite alquante copie in luogo sicuro.
      L'autore figurava residente a Lugano; e infatti quando il 6 di luglio l'Italia e Popolo dette l'annunzio della pubblicazione imminente e il «programma» dell'opera, questo, a firma di Pisacane, recava la data: Lugano, 1° giugno 1851(95). Come programma, o soffietto, era abbastanza polemico: «Le baionette straniere non hanno distrutto una Rivoluzione, ciò sarebbe stato impossibile, ma hanno vinto gli sforzi di qualche individuo. Far risaltare tutti i punti in cui questa verità rifulge chiarissima è uno degli scopi principali della presente operetta». Mazzini, appena lo ebbe letto, si affrettò a scrivere a Genova per esprimere il timore che il libro di Pisacane non avesse a ridestar «vespai e discussioni, dove il paese non lo richiede»(96).
      Messo in vendita sui primi d'agosto, esso suscitò infatti straordinario scalpore. Pisacane aveva previsto le furie della censura; gli si scatenarono addosso invece quelle, impreviste e moralmente assai sgradite, degli stessi repubblicani! L'Italia e Popolo dell'agosto non ci conserva che due documenti di quella indiavolata polemica: una lettera di Nino Bixio, del 18(97), per rettificare in qualche punto la narrazione dell'episodio del 30 aprile '49 a Roma; e la seguente dichiarazione di Pisacane, del 22: «Avendo per iscopo, nella narrazione dei fatti, la ricerca del vero (l'autore) sarà gratissimo a tutti coloro i quali faranno rilevare le inesattezze del libro per mezzo dei giornali; scorsi tre mesi dalla pubblicazione dell'opera verrà pubblicato un supplemento, il quale contenga tutte le giuste rettifiche, e cosí la narrazione acquisterà pregio, come quella discussa al tribunale della pubblica opinione». Dichiarazione che era di per sé sufficiente a fare intendere quanto avesse avuto ragione Mazzini nel prevedere il ridestarsi di incresciosi vespai.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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