Altra lettera — privata questa — di Bixio, da Torino, 20 agosto: «Ho veduto un amico che viene da Genova, e mi dice che alcuni a Genova pensano di scrivere contro Pisacane per rivendicare non so cosa a Garibaldi. Secondo me (scriveva il futuro generale garibaldino) se Pisacane ha un torto, è quello di aver detto poco. Quali sono i fatti che vogliono mostrarci perché adoriamo un genio di convenzione? Siamo al tempo degli idoli? Fatti ci vogliono, e non ciarle. Garibaldi può avere delle buone qualità, ma quelle di un generale non certo». Condotta su questo terreno — ha detto male di Garibaldi! — la polemica s'inviperí. La dichiarazione di Pisacane non parve sufficiente. Seguirono incidenti personali, violente diatribe. Il direttore dell'Italia e Popolo, Remorino, che proprio in quei giorni lasciava l'ufficio e che pure era stato fino allora nei migliori termini con Pisacane, lo provocava addirittura a duello! Dallo scontro Pisacane usciva lievemente ferito. E forse a questo primo duello altri sarebbero seguiti senza l'energica intromissione di alcuni amici(98).
Il 3 di settembre l'Italia e Popolo pubblicava una risentitissima lettera di alcuni emigrati siculo-calabresi — tra i quali Fardella, Calvino, Natoli — contro certi passi della Guerra combattuta relativi al contegno degl'insorti siciliani nel 1848(99). Lo stesso mese Macchi informava Cattaneo: «L'istoria del Pisacane è abbastanza diffusa ma anche contr'essa si sta condensando l'ira dei Garibaldini numerosi e potenti nella Liguria»(100).
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