Sí che, rinfrancatesi in seguito le forze reazionarie e passate alla controffensiva, gli uomini dei cosí detti regimi liberali si erano trovati naturalmente isolati o presso che tali nella disperata difesa del nuovo ordine di cose; del quale isolamento, con incoscienza incredibile, avevano poi osato stupirsi e non cessavano ancora di rammaricarsi. I disastri del '49 non avevano dunque aperto gli occhi a nessuno? Non si era ancora inteso l'equivoco che aveva determinato cosí sproporzionate illusioni, prima, ed ora causava cosí irragionevoli scoraggiamenti?
Gli egoismi di classe avevano soffocata la rivoluzione italiana; questa era la chiave dell'enigma; questo, seppure in altri termini ma con altrettanta chiarezza, diceva la Guerra combattuta; ed era pensiero acuto e fortissimo, cui ben pochi prima di Pisacane erano giunti, e nessuno aveva espresso cosí incisivamente; pensiero ben degno di venire apprezzato e svolto, almeno per quel tanto di vero che esso conteneva accanto a evidenti semplicismi e inaccettabili generalizzazioni. La rivoluzione italiana usciva dal suo processo con una sentenza d'immaturitŕ: trovandosi concordi nel deprecare i mali del dispotismo e dell'asservimento straniero, gl'italiani avevano infatti compiuta la fase negativa della loro liberazione; ma non erano né risoluti né concordi nel determinare quel che si sarebbe dovuto sostituire ai regimi condannati e ancora concepivano miticamente l'indomani post-rivoluzionario, esponendosi cosí infallibilmente a nuove delusioni, a nuovi bruschi risvegli.
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Guerra Pisacane
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