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      Figurarsi se giornali e riviste di destra non avrebbero solennemente condannato il novissimo eretico e quei di sinistra non avrebbero segnalato, lodandola o no, l'audacia del suo scritto!
      La controprova, invece, fallisce in pieno. La Guerra combattuta fece sí, come s'è visto, un gran chiasso, ma solo in quanto la maggioranza dei suoi lettori non restò affatto persuasa dei giudizi perentori azzardati dall'autore sulla pretesa competenza di questo o quel generale, sull'accortezza di questa o quella manovra guerresca, e cose del genere. Poco scalpore, niente scandalo, per contro, provocò il dichiarato socialismo di Pisacane. Gli è che di socialismo e di questione sociale, nel Piemonte del '51, contrariamente al supposto, si discorreva non dirò neanche spesso, ma quotidianamente(102); che i problemi operai v'erano all'ordine del giorno; che Pisacane socialista non faceva che ricomporre, elevare a sistema, portare alle estreme conclusioni motivi ideali e stati d'animo assai largamente diffusi nell'ambiente medesimo nel quale viveva. Non era, insomma, quel tale solitario navigatore per mari inesplorati voluto dagli ignoranti biografi: quel mare formicolava di vascelli — piú o meno rapidi e moderni del suo — mossi dallo stesso vento, diretti alla sua stessa meta. Ma forse è necessario, per ristabilire il vero, distaccare per un poco lo sguardo dal vascello di punta.
     
      Che il problema sociale destasse allora in Piemonte l'interesse piú fervido (e, se si vuole, il piú «interessato») appare chiaro a chi scorra giornali e riviste del tempo.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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