Dal che, con agile passo, l'occhio volto alla liberale politica sarda, si veniva a dimostrare come e qualmente le confische di beni ecclesiastici, operate dai governi rivoluzionari e accennate da quello di Torino, rientrassero senz'altro negli abominevoli confini del «comunismo».
Pio IX, ufficialmente e privatamente, non parlava che di socialismo e comunismo! Aveva principiato nel '46 (9 novembre), con l'enciclica Qui pluribus; riprese il 20 aprile '49 con l'allocuzione Quibus, quantisque lamentando il diffondersi ovunque del «luttuoso e orrendo sistema del socialismo ed anche del comunismo»; l'8 dicembre '49 fulminò contro le perverse dottrine una furibonda scomunica: i difensori della repubblica romana, vi si leggeva, non avrebbero avuto altro scopo che quello «di spingere i popoli... a rovesciare ogni ordine sociale, e al tempo stesso condurli ad abbracciare i nefandi sistemi del nuovo socialismo e comunismo». E anche: «I maestri tutti, sia del Comunismo che del Socialismo... si sono riuniti in un comune disegno, ed è quello di agitare con perpetue commozioni gli operai, ed altri uomini, specialmente delle ultime classi, dopo averli sedotti con le loro menzogne, e illusi con le promesse di una piú felice condizione, e addestrarli a poco a poco ad altri piú gravi delitti, affinché in seguito possano servirsi dell'opera loro per combattere il governo di qualunque siasi autorità superiore, per derubare, saccheggiare e invadere, prima le proprietà della Chiesa, poi di qualunque altro, e per violare infine tutti i diritti umani e divini»...(112)
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