Nel novembre del medesimo anno gli operai sarti di Genova, in un memoriale presentato ai loro principali, chiedevano (ma non ottenevano): aumento nella mercede, pagamento dei salari in moneta, orario di lavoro di... 11 ore!(116)
Sembrerebbe già abbastanza; ma non ho scelto e citato, tra i molti, che qualche episodio piú caratteristico, atto a documentare il progressivo destarsi di una coscienza di classe nel proletariato subalpino.
Accanto a questa «prassi», e in parte come conseguenza di essa, come caloroso il corrispondente interesse o la corrispondente preoccupazione dei ceti borghesi per la questione sociale!(117)
Si prenda un giornale liberale, il torinese Risorgimento (Cavour, Balbo, Castelli, Ricotti) e si osservi quanto assidua e zelante sia la vigilanza — non saprei come meglio definirla — che esso, fin dai suoi primi numeri, esercita sull'avanzarsi del socialismo. I suoi articoli in materia sembrano addirittura bollettini di guerra di un esercito assediato!(118) Se già nel '48 il Risorgimento ha ritenuto possibile un'ondata socialista in Italia come conseguenza degli avvenimenti francesi, dal '50 in poi questa preoccupazione diventa un'idea fissa: non una parola, non una mossa dei socialisti di Francia sfuggono ai suoi redattori, ogni accenno a socialismo vero o supposto che possa constatarsi in Piemonte vien da costoro denunciato d'urgenza; la nuova barbarie, pretendono, sarebbe lí lí per sommerger l'Europa! Piú combatte il nemico, piú s'adopra a gonfiarne l'importanza e il pericolo, e piú, s'intende, il Risorgimento contribuisce senza volerlo a fargli réclame.
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