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      Ma i redattori non attenuano il loro linguaggio, si ridono anzi di «chi si abbandona a stolide paure e grida al fuoco, ai ladri, ogni volta che intende pronunciare nome di popolo, di miseria, di problemi sociali»; mettono in luce l'internazionalità della causa della emancipazione operaia, e — a buon intenditor... — dicono chiaro che «la servitú delle classi laboriose è piú dura ed umiliante in patria libera che in patria serva».
      La Speranza rappresenta in certo modo L'Avanti! degli operai piemontesi, tre quarti di secolo or sono. Né manca l'organo di cultura, La critica sociale di quei tempi, destinato all'intellettualità filosocialista: è questo La Ragione che Ausonio Franchi fonda a Torino il 21 ottobre del 1854 (collaboratori De Boni, Ricciardi, Macchi, Ferrari, Levi e vari stranieri; dapprima quindicinale, poi settimanale, e finalmente quotidiano). La Ragione aderisce al socialismo riformista sul terreno economico, come al repubblicanesimo in politica, e al libero pensiero in materia religiosa. In nessun altro giornale il quadro delle inique disuguaglianze sociali è tracciato con piú vivezza e misura; in nessun altro la prolungata discussione sul problema sociale (cui prendon parte, cortesemente ospitati, anche semplici operai) è piú proficua ed equilibrata; gente fattiva e di cultura, questi della Ragione, che agiscono all'infuori di qualsiasi partigiano interesse. «Dunque gridiamo anche noi unità e indipendenza, e nasca quel che vuol nascere (si legge nel numero del 15 dicembre '55); dal giorno in cui l'aborrito straniero non calpesterà piú la sacra terra italiana, siamo certi sparirà la miseria e la corruzione che ci rodono.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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