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      Tutt'altro che supina adesione alle tesi del Ferrari, si vede, o a quelle consimili professate dal Franchi, il quale non per nulla, lasciando con la tonaca il suo vero cognome di Bonavino, s'era prescelto quello pseudonimo. Giusto era però riconoscere a entrambi (contro ai mazziniani ortodossi che non si davan neanche la pena di confutarli, parendo loro che a liquidarli per sempre bastasse lo spargere ch'erano antiitaliani) il grandissimo merito di mettere in circolazione, di «muovere» delle idee.
      Ma piú complesso e profondo e concreto di Ferrari — grande in una parola — era comunque, per Pisacane, Cattaneo. Voi — gli scriveva un giorno — «siete disceso dalle nuvole ed avete iniziato sul versante delle Alpi la scienza che speriamo irradierà un giorno l'Italia!» Prezioso privilegio dunque quello di carteggiare con lui sulle questioni del giorno, e di sorprendere nel travaglio stesso della sua elaborazione, ancora incerto e indagante, quel suo acuto pensiero che poi, negli scritti dati alle stampe, si concretava sempre in espressioni cosí ammirevolmente chiare e definitive. Prezioso privilegio quello di sottoporre a lui, familiarmente, dubbi teoretici e questioni difficili: ad esempio, come conciliare le opposte esigenze d'unità e insieme di libertà federale, proprie a una nazione moderna? Se «la centralizzazione è il dispotismo (e) la federazione è la debolezza», come mai potrà salvarsi la libertà, soffocata dall'una, compromessa dall'altra? (gennaio 1853). Cattaneo, rispondendo, dava sempre l'impressione di un vento robusto che liberasse il cielo dalle nebbie vaganti.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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