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      Il suo soggiorno coincise infatti con la progressiva ripresa dei rapporti cordiali d'un tempo fra i due gruppi avversari; né diminuisce affatto il suo merito la considerazione che forse a facilitare l'intesa contribuí anche la prospettiva, grata ai militari di Genova, che il mutamento di fronte del partito avrebbe inevitabilmente portato a un trasloco del quartier generale rivoluzionario da Londra a Genova, testa di ponte obbligata per qualunque movimento antiborbonico.
      A partir dal febbraio, il nome di Pisacane ricompare con frequenza nell'epistolario mazziniano; nel marzo il «proudhoniano» è già qualificato «tra i migliori», e nello stesso periodo colui che solo due anni innanzi aveva scritto della «fazione» mazziniana che purtroppo non era per anco del tutto spenta, poteva arricchire le sue povere entrate accettando — su invito della direzione — di collaborare a quell'Italia e Popolo, che era appunto l'organo ufficiale del mazzinianismo in Italia. Era stata, questa, un'idea di Mazzini, un po' per riconquistare l'amico, un po' per rinsanguare con l'ardore di lui l'assai fiacco giornale. «Come siete con Pisacane? (aveva chiesto a uno della redazione). Parmi strano, se non siete nemici, che non abbiate avuto ricorso a lui per qualche articolo sulla guerra attuale di tempo in tempo. È capace assai».
      Fatto sta che da mezzo febbraio a tutto aprile comparvero sull'Italia e Popolo frequenti e notevoli articoli di commento militare alle cose d'Oriente. Tutti di Pisacane? Difficile dirlo, ché i collaboratori di quel giornale, Mazzini eccettuato, non firmavano mai.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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