Di Pisacane era certo quello dal titolo audacemente ironico Viva il trattato (il trattato di adesione del Piemonte all'alleanza delle potenze occidentali), stampato il 21 di febbraio: lo si sa da una lettera.(163) Altri articoli che direi suoi, a giudicar dallo stile e conoscendo le idee generali e le passate esperienze di guerra di Pisacane e i testi militari cui egli soleva ricorrere, sono Previsioni sulla guerra di Crimea (18 febbraio), Considerazioni sulla guerra d'Oriente (14, 15, 17 marzo), La capacità militare di L. Napoleone (27 marzo), La disciplina degli eserciti e l'ubbidienza passiva (30 marzo), Le condizioni degli alleati in Crimea (4 aprile). Lo scrittore si mostrava scettico sulla possibilità di successi dell'esercito collegato, non credeva alla caduta di Sebastopoli, trovava che il comando alleato era inferiore al suo compito; dalla critica di dettaglio saliva alla dimostrazione della superiorità degli eserciti volontari su quelli stanziali; lodava l'infelice indirizzo di Mazzini alle truppe sarde; stroncava la comoda tesi alleata segnar quella guerra l'urto tra le democrazie d'occidente e l'autocratismo russo; analizzava spietatamente tali pretese democrazie e affermava poter solo l'Europa libera, l'Europa dei popoli associati, atterrare definitivamente i regimi assolutisti. «Chiunque non adagiasi ne' presenti mali, non ha altro faro, né altra speranza che il vessillo della rivoluzione». Aveva dunque tutte le idee di Pisacane; e in piú lo stesso gusto suo per le anticipazioni storiche, la stessa sua complessità di vedute e di ragionamento, l'identica specialità dei bruschi passaggi dalla storia alla politica, dalla scienza militare alla psicologia dei popoli.
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