Ma quali che siano le contradizioni del suo socialismo (principalissima appunto la contradizione fra il fondamento liberale della rivoluzione sociale e quello illiberale, antiindividualistico, costrittivo che informa la sua concezione del novus ordo post-rivoluzionario) la sua importanza nella storia del nostro pensiero politico, e insieme ai suoi limiti, risiedon di certo nella saldatura che esso presenta tra rivoluzione sociale e scioglimento del problema nazionale italiano. Sul qual punto, del resto, i Saggi non fanno che approfondire e stringere le considerazioni già abbozzate nella Guerra combattuta: per vincere la battaglia politica che deve dar vita all'Italia libera, una sola forza è veramente efficiente, quella costituita dagli italiani tutti che ravvisino nella vittoria il conseguimento di un beneficio comune.
Se poi, chiusi i quattro volumi dei Saggi e distolto lo sguardo dalle questioni speciali in essi trattate, si domandasse in che mai consista, nonostante ogni loro difetto, l'attrazione che ancor oggi indiscutibilmente essi esercitano, credo sarebbe giusto rispondere che essa deriva in gran parte dalla personalità dell'autore. Commovente e nuovo è vedere quest'uomo di media cultura, non nato agli studi, ma ansioso di contribuire con tutto se stesso al risorgimento della sua patria, sobbarcarsi a una fatica cosí gigantesca come quella di andar ricercando nel passato d'Italia il riposto perché delle sue condizioni presenti e i sintomi e il senso probabile della sua ripresa imminente, e d'anticipare le vie che la sua patria ricostituita a nazione dovrebbe proporsi di battere.
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