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      Né valse che i primi promettessero di non dare alla spedizione carattere repubblicano; gli altri ribattevano che il progetto in sé era tutta una dichiarazion di principii!(184) Nel contrasto, s'è detto, il neonato Centro politico chetamente cessò di vivere.
     
      L'idea della spedizione era tutt'altro che nuova (e del resto sorge sempre spontanea, irresistibile quasi, tra i fuorusciti d'un paese tiranneggiato): si ricollegava a varie proposte affacciate da Napoli, dalla Sicilia, da Londra; era un tempo, quello, nel quale pareva anzi che i rivoluzionari italiani avessero tutti la monomania delle imprese antiborboniche!
      I rivoluzionari di Napoli avevano costituito, sin dal '53, un Comitato insurrezionale repubblicano delegato a dirigere il moto antiborbonico nelle provincie (dove si erano fondate numerose sezioni) e a corrispondere con gli emigrati repubblicani a Malta, a Genova, a Londra. Nicola Mignogna, Teodoro Pateras, Giuseppe Fanelli, Luigi Dragone e qualche altro n'erano i piú cospicui esponenti.(185) In breve tempo il Comitato era doventato il monopolista della propaganda rivoluzionaria nelle regioni continentali del regno.
      Sullo scorcio del '55, nonostante che fosse stato arrestato, per venir poi bandito dal regno, il Mignogna,(186) factotum del Comitato, i suoi colleghi erano giunti alla conclusione che la preparazione rivoluzionaria del paese in genere, e l'efficienza del loro gruppo in ispecie avessero raggiunto un punto cosí soddisfacente da render consigliabile quel passaggio all'azione diretta, cui la minaccia del murattismo, d'altronde, conferiva un carattere di grandissima urgenza.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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