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      Peggiori dei borbonici, piú antiitaliani degli stessi austriaci, i fautori di Murat, che pretendevano insegnar l'odio al tiranno, non alla tirannia.(203) Se mai un giorno l'Italia sarà libera, essa potrà dimenticare «che molti, costretti dall'imperiosa necessità e dalla forza delle circostanze saranno stati costretti a servire i caduti governi, ma nei murattini non vedrà che uomini i quali per una bassa ambizione, o per cupidigia... tentavano arrestare e distruggere parte di quel lento ed angoscioso lavoro, volto alla conquista della nazionalità, che tanti martiri costa alla nostra patria».
      Scuola di coraggio, d'italianità, di fiducia nelle proprie forze, dunque, questa Libera Parola, che investiva il lettore col prorompente entusiasmo dei suoi redattori: perfino i succinti commenti dedicati alla cronaca politica parevano scritti con la febbre a quaranta!
      Bellissimo, trascinante, fra i tanti, l'articolo Esempi all'Italia. Se la coscienza della loro forza e le memorie del '48 non bastano a convincer gli italiani «che l'Austria e i principi suoi satelliti possono essere abbattuti e vinti; se l'ambizione di emulare gli studenti alemanni i quali al canto degli inni di Körner iniziarono nel 1813 la gloriosa lotta dell'indipendenza, non sorride alla gioventú delle Università d'Italia...; se qualche ignoto Wallace italiano non sente l'ispirazione di tentare con dieci uomini, come l'eroe scozzese, l'animo della sua nazione...; se i patrioti italiani d'ogni località non sono cosí santamente compresi del dovere d'insorgere, e non dànno il segnale, sicuri di essere seguiti da tutta la penisola.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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