Pisacane, De Lieto e Salomone, incaricati di diriger l'azione, si posero senz'altro al lavoro;(208) Rosolino Pilo partí per la Sicilia; e già si pensava di precipitare la spedizione che s'andava faticosamente organizzando, quando Bentivegna e compagni venivan disfatti dalle forze borboniche; Bentivegna, catturato, mandato a morte!(209)
L'8 dicembre, a Napoli, il soldato calabrese Agesilao Milano attentava alla vita del re.(210) Processato e condannato alla forca sublimava, con le dichiarazioni rese nel dibattimento, la sua figura di tirannicida: «... vi prego di far giungere ai piedi del Sovrano l'umile preghiera di visitare le sue provincie, per vedere a che son ridotti i suoi sudditi».(211) Si dette invano la caccia ai suoi supposti complici: tra gli altri giunse a sottrarsi all'arresto, fuggendo, un giovane, Falcone, suo conterraneo e compagno di studi, il piú indiziato di tutti;(212) il quale, riparato a Malta, si portò poi a Genova, a tempo per fraternizzare in extremis con Pisacane.
In tutto il regno, dopo l'8 dicembre, si ordinarono (è la parola e corrisponde del resto a consuetudine invalsa) memorabili feste per celebrare la salvezza del re; ma un diplomatico dalla politica piuttosto obliqua, il ministro del re sabaudo a Napoli, «cercava invano lo scoppio di quell'entusiasmo spontaneo e sincero, che credeva poter attendersi dalla popolazione napoletana»; e mentre egli ne inferiva con mal celata soddisfazione «che parziali moti sediziosi possono da un momento all'altro verificarsi», nel suo Piemonte bonariamente il governo chiudeva un occhio, o tutti e due, sulle clamorose manifestazioni indette dagli emigrati per esaltar la memoria di Agesilao Milano!
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