L'opportunità ci si offre, mi diriggo a voi».(236) Prosegue la lettera esponendo in breve il piano di sbarco nell'isola. Accetta il Pisani di dar man forte all'impresa? E quanti con lui?
L'interpellato dovette risponder favorevolmente se Fanelli, il 30 di maggio, lo avvertiva di tenersi pronto per l'11-13 giugno e lo pregava di fornirgli al piú presto le indicazioni opportune per eseguire nel miglior modo la sorpresa sull'isola.
Con l'Agresti fu diverso. Rispose dapprima in modo generico;(237) otto giorni dopo (ma sí, c'era un regolare servizio di posta... clandestina tra S. Stefano e la terra ferma, povero re Ferdinando!), pur professandosi favorevole all'esecuzione del progetto, nobilmente avvertí l'obbligo d'informare gli amici che gli ergastolani politici eran sí e no una cinquantina, dieci de' quali o per età o per acciacchi inamovibili; si correva dunque il gravissimo rischio di liberar dei delinquenti veri in gran numero e pochi patrioti (avessero quei di Ponza dato lo stesso avviso!).(238) Ma la terza sua lettera — ispirata, sembra, dallo Spaventa suo compagno di pena, mal prevenuto contro Mazzini e le sue iniziative — dovette contenere un risoluto invito a non occuparsi di S. Stefano;(239) imbarazzato e preoccupato, Fanelli gli rispondeva infatti il 29 maggio, cosí: «spero far arrivare il protesto vostro al traente prima di quest'epoca (la data della partenza da Genova), ma è bene che voi facciate ogni sforzo per apparecchiarvi almeno per un acconto pel possibile caso che il protesto non arrivasse in tempo al suo destino». Fatto sta che allo scalo a S. Stefano si finí col rinunciare affatto, fissando invece come obiettivo principale Ponza, e accessorio e subordinato alle circostanze, Ventotene.
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