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      Ed eccolo modestamente occupato a impartire lezioni di matematica fino al giorno della partenza, eccolo dissipare col franco sorriso i sospetti degli amici non a parte del segreto, eccolo, nella corrispondenza coi conoscenti, distendersi a ragionare del piú e del meno, come se nulla fosse.
      Il 9 maggio '57, per esempio (quando pare che la spedizione debba effettuarsi alla fine del mese), cosí risponde a una lettera di Giovanni Cadolini, il quale gli ha offerto un posto d'ingegnere nel suo studio a Oristano: «Il lavoro che mi proponete mi sarebbe molto omogeneo, ed i patti accettabili, perché proposti da amici in compagnia dei quali sarei contentissimo di lavorare; ma per tutto questo mese e l'entrante sono già impegnato e non potrò lasciar Genova, quindi non posso che ringraziarvi di cuore della memoria che avete conservato di me, sperando rivedervi in migliori occasioni. In politica qui si vegeta... Al Parlamento subalpino si recita sempre, non saprei se il dramma, commedia, o farsa. Quando finirà? Spero... (sic) ed abbracciandovi sono».
      17 di maggio, lettera a Cosenz: di tutto un po'. D'una partita d'armi che è felicemente arrivata,(250) di certe medaglie fatte coniare in memoria di Agesilao Milano, d'un libro del Carrano sul Pepe, della giornalista inglese Jessie White.
      Il 26 trasmette a un amico, a Milano, informazioni minute su una partita di bachi e di «semi di Calabria»;(251) ma è una formola convenzionale per annunziare il prossimo imbarco... Tutto fuoco di dentro ma all'aspetto esteriore quieto e composto è Pisacane; né solamente per deviare, col contegno, l'eventuale vigilanza della polizia.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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