Come mutato dal Pisacane di pochi anni innanzi (quello descrittoci dal Dall'Ongaro), gesticolante, rumoroso, parolaio! Lo conobbe in quelle ultime settimane un mazziniano fiorentino, Andrea Giannelli, allora ospite a Genova di Costantino Mini, che abitava, a un piano diverso, nella casa medesima di Pisacane (Via Colombo, numero quattro).(252) «Il Mini — racconta il Giannelli — mi presentò al Pisacane, che rividi solo qualche altra volta; e sebbene non mi spiegasse minutamente i suoi disegni, pure capii che qualcosa di straordinario egli stava preparando». Pisacane «lasciò in me un'indicibile espressione (sic) d'uomo predestinato. Di carnagione candida, barba e capelli rossi-biondicci, gli occhi celesti, di statura media ed abbastanza complessa, il portamento composto, di non molte parole e misurate tutte ed a proposito, rivelavano in lui, preso cosí nell'assieme, un uomo superiore...»(253)
L'11 di maggio, con prodigiosa disinvoltura sfidando le ricerche della polizia, Mazzini — via Torino — ritorna a Genova. Il sapere che c'è, che è fra loro, il poterlo qualche volta vedere, galvanizza i compagni.
Non ha un momento di requie; tre distinte gigantesche imprese da condurre a punto e sincronizzare: Sapri, Livorno e Genova! E, insieme, amici sicuri da raffermare, incerti da scuotere, tepidi da neutralizzare, nemici da tenere a bada; proclami e manifesti da dettare e passare alla stamperia clandestina; cento dettagli da stabilire per le imbarcazioni, per le armi; intese da precisare; e in piú sviare i sospetti delle autorità: un inferno!
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