Stia tranquillo, Fanelli: poco prima del «fatto» giungerą a Napoli, per assisterlo, un Commissario politico (il Quadrio); fors'anche un tecnico militare (il Cosenz). Mazzini intanto gli acclude due abbozzi di proclami, rivolti ai cittadini e ai soldati: concitati, trascinanti, generici; mazziniani, nell'intonazione, al cento per cento.
Tutto ciņ il 24 di maggio. Il 1° di giugno parte per Napoli un altro proclama ancora: a Genova evidentemente si teme che Fanelli non sappia, nel giro di poche righe, riepilogare le cause dell'insurrezione e scuotere l'animo dell'anonima folla. Il nuovo proclama č scritto di pugno di Pisacane, Mazzini non ha fatto che correggerlo qua e lą.(260) Che differenza fra questo e i due precedenti! In quelli ricorrono le parole dovere, missione, patria, sacrificio, onore; questo non č che un contratto proposto ai napoletani dagli iniziatori del moto: seguiteci e noi vi daremo, sul terreno politico, suffragio universale, libertą di associazione, di parola e di stampa, educazione nazionale, libertą dei comuni, unitą nazionale; su quello economico, assistenza obbligatoria ai nullatenenti infermi e vecchi, abolizione dei dazi e delle imposte indirette, tassa unica sul reddito con esenzione dei redditi minimi, imprendimento d'immensi lavori pubblici per sovvenire alla disoccupazione, larghissimi crediti alle associazioni di lavoro, sfollamento della burocrazia.
Tutte riforme che Mazzini bandisce da un pezzo, ma quando mai ha egli fatto leva cosķ esplicitamente su di esse per trascinare le masse all'insurrezione?
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