(262)
All'ora designata, con quel tanto di mistero e di rischio che vale a dare il batticuore agli astanti, ecco Mazzini. Sebbene particolarmente ottimista in quei giorni, Mazzini era tuttavia molto perplesso. Lasciamo andare Fanelli che con le sue crisi alterne di disperazione e di esaltazione avrebbe fatto dubitar della fede un dei dodici apostoli; ma sconcertavan Mazzini la contrarietà d'un Saffi e d'un Crispi all'impresa di Genova, il pessimismo d'un Musolino, l'atteggiamento intransigente dell'equilibrato Bertani che perfino evitava d'incontrare gli amici per non saper da loro a che punto ne fossero (263)(onde Pisacane: «Pare impossibile! cosí entusiasta l'anno passato, ora cosí irremovibile»). Per di piú mancavano ancora notizie precise su Ventotene e su Ponza; di Sapri non si sapeva che quello che ne dicevano le carte geografiche, e non ci si fondava che su presunzioni generiche quanto allo stato d'animo dei gruppi di opposizione nel napoletano: in quali e quanti paesi la notizia dello sbarco avrebbe determinato l'insurrezione? Fino a che punto si poteva contare sull'affluire di compagni armati sul lido di Sapri? Mistero, mistero. Ed eran sei mesi abbondanti che non ci si occupava di altro!
Ragionevole dunque che a Mazzini tremassero i polsi nell'atto di dar fuoco alle polveri: fuor che Mignogna non eran tutti ragazzi, appetto a lui cinquantenne, gli otto adunati? Tremenda la responsabilità che per l'ennesima volta in sua vita gli gravava le spalle, insopportabile la ricorrente tempesta del dubbio.
| |
Mazzini Mazzini Fanelli Mazzini Saffi Crispi Genova Musolino Bertani Pisacane Ventotene Ponza Sapri Sapri Mazzini Mignogna
|