Inadeguata la preparazione? E poco risoluti sembravano i rivoluzionari, laggiú? Ben naturale: quante volte, dietro precise promesse di aiuto esterno, pochi audaci si erano mossi per cadere da soli! La dolorosa esperienza rendeva diffidenti adesso anche i piú generosi. Ma se mai un giorno essi avessero veduto le vecchie promesse tradursi in realtà e la troppo decantata solidarietà italiana manifestarsi davvero attraverso altri moti scoppiati in altre regioni della penisola, chi mai li tratterrebbe piú? Il ricordo dei compagni caduti centuplicherebbe la loro energia, e il mondo, anche troppo disposto sin qui a deplorare l'inerzia dei napoletani, stupirebbe del numero e della foga degli antiborbonici. Se gli animi, nella fase della preparazione, oltre che intimidirsi, si dividevano, non era anche questo ben comprensibile? Solo la magia dell'azione sa far tacere i dissensi.
Cosí, quella notte, parlava Pisacane; e i volti dei suoi ascoltatori si contraevano in un'espressione di risolutezza incrollabile e i sedici occhi mandavano lampi. Fatuità nel parlatore? Leggerezza negli altri? No: Pisacane esercitava sugli amici, su Mazzini pel primo, l'ascendente invincibile di chi, sostenendo la necessità e la bellezza d'una impresa arrischiata, assume per sé, del rischio, la massima parte.(264)
Fu cosí che venne irrevocabilmente decisa, nei suoi minuti dettagli, l'impresa di Sapri, combinata con i moti minori di Genova e Livorno; Pisacane capo della spedizione, Nicotera e Falcone in sottordine; Pilo distaccato sulla goletta destinata a incontrarsi col Cagliari; Cosenz capo militare nel napoletano; Mignogna incaricato di informare telegraficamente Fanelli; partenza della goletta il 6 giugno, della spedizione il 10.(265)
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