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      Per maggior mala sorte il bastimento trovavasi con la pompa inservibile, s'era senza carta di navigazione, con attrezzi e cordaggi vecchi, che rompevansi ad ogni infuriar di vento. Li marinari per la folta nebbia non sapevano piú dove stava la terra e quindi perdevansi d'animo. Si raccolsero tutti a consiglio col vecchio capitano».(266) Impossibile approdare in un porto vicino, per via del carico; impossibile d'altronde proseguire per via del vento contrario; imminente il naufragio se non s'invertiva la rotta e non si gettavano immediatamente a mare le dodici casse. Netta ripulsa di Pilo: mancare all'incontro, gettare le armi — ognuna delle quali era costata miracoli di audacia, di astuzia, di passione — significava compromettere irreparabilmente la spedizione. Ma come tre giorni innanzi alla volontà contraria del vecchio si era violentemente imposta la forza del numero, cosí ora la disperata resistenza di Pilo s'infranse contro il pànico timore dei suoi compagni.
      Liberata dunque la goletta dal peso e il capitano dal gran pensiero, questi riprese il comando e quella, il vento aiutando, filò verso Genova.
      E se non si giungeva in tempo per fermare gli amici? (Il Cagliari avrebbe dovuto salpar l'indomani). Dopo il mancato incontro, cosa avrebbe risolto Pisacane? Proseguirebbero inermi? E ammesso pure che si giungesse a prevenirli, che fare se fosse intanto già partito il dispaccio per quei di Napoli, perché iniziassero il moto? Ma il vento, per fortuna, soffiava talmente impetuoso che «in 3 ore circa si rifece il cammino che si era fatto in tre giorni e si giunse alle 3 ore pom. del giorno 9 giugno nel porto di Genova». E allora le ansie dello sbarco.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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