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      L'ultima parola spettava a Pisacane.
      Questi sbarcava a Genova il 19 di giugno, determinando addirittura un'esplosione generale di ottimismo; si sarebbe detto che avesse recato notizia della rivoluzione trionfante nelle Due Sicilie!
      «Tornò trasfigurato e raggiante — scrive la Mario —:(284) tutto era combinato nuovamente cogli amici a Napoli. Vinceremo, disse, basta una scintilla: da per tutto la mina è preparata, le comunicazioni stabilite, audaci i capi, sicuri i seguaci. La rivoluzione è nei cuori di tutte le classi colte; il napolitano andrà in fiamme. Il murattismo non esiste se non nella testa di Napoleone e de' suoi fidi di Piemonte. L'esercito sarà con noi, la plebe con chi vince». Presso a poco negli stessi termini scrive Nicotera. E Mazzini: «Tornò lieto, convinto, anelante azione, e come chi sente, toccando la propria terra, raddoppiarsi in petto la vita. Gli balenava in volto una fede presaga di vittoria. I nostri non lo avevano ingannato; non gli avevano celato le gravi difficoltà che si attraversavano alla riscossa; avevano ripetuto che un indugio le avrebbe spianate. Ma, al di là delle obiezioni pratiche, egli aveva veduto gli animi risoluti e vogliosi, il terreno disposto, il fremito dei popolani... e mi scongiurò di rifar la tela pel 25... Fui convinto...» A sentire il Carrano, Pisacane avrebbe, scherzando, asserito che perfino i cocchieri delle carrozzelle di Napoli erano ormai repubblicani convinti!(285)
      In realtà fu un eccitarsi reciproco: ciascuno nutriva dei dubbi su qualche punto del vasto progetto, ciascuno, nel mentre si sforzava di dissipare gli altrui, si lasciava volentieri tranquillizzare sui propri.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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