«Amore delle epoche di credenza», lo definí giustamente Mazzini, notando come i due amanti, anziché rinchiudersi in esso e ricercarvi la individuale felicità, ne avessero tratto una sempre piú viva e operante devozione a finalità collettive; e Mazzini fu a Genova, nel maggio e nel giugno del '57, intimo dei Pisacane. La sua parola assurge perciò a incomparabile testimonianza d'onore per Enrichetta cui, umana giustizia, neanche un raggio della postuma gloria di Pisacane visitò poi nei tetri anni di solitudine, ché anzi la sua povera vita parve, nel contrasto, farsi piú oscura e gelida: dimenticata da tutti.
Capitolo undicesimoFine
Havvi un'altra chimerica idea sparsa in Italia. Sognano alcuni che fra un gruppo di montagne, anche un pugno di giovani arditi, potrebbero difendersi contro un prepotente nemico. Ma in primo luogo, la guerra rivoluzionaria essendo d'offesa e non già di difesa, cosí operando mancherebbesi al fine prefisso; inoltre, tal genere di guerra può combattersi solamente da coloro che abitano in questi monti... Ma può combattere in tal modo gente a cui siano nuovi i luoghi, e che non possegga neppure una capanna, neppure le vettovaglie necessarie per un giorno?
Saggi, IV, 143-144
«Questa volta — scriveva Pilo a Fabrizi alla vigilia d'imbarcarsi col nuovo carico di fucili e munizioni — m'auguro che si sarà piú fortunati. Per Dio! Non credo che si debba una seconda volta scatenare un diavolerio tale da farci mancare all'impresa».
Il tempo fu, invero, galantuomo; ma Pilo e i suoi diciassette compagni, fissando per le ore della notte e per un punto a 30 miglia al largo di Sestri il ritrovo col Cagliari dimostrarono ahimè di avere appreso meno che niente dalla prima esperienza fallita: le poche barche a remi sulle quali, la sera del 24, essi presero il largo, non disponevano neanche dei piú elementari strumenti di orientamento!
| |
Mazzini Mazzini Genova Pisacane Enrichetta Pisacane Italia Pilo Fabrizi Dio Pilo Sestri Cagliari
|