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      (310) Quanto al Danèri, egli aveva finto benissimo di cedere a una sopraffazione inaudita quando s'era piegato ad assumere, lui semplice passeggero, il comando della nave.
      Il cambio della guardia, bisogna convenirne, non avrebbe potuto svolgersi piú incruento e pacifico. Ad aggiungergli comicità pensò poi il cuoco di bordo, nella deposizione resa dinanzi ai giudici salernitani: «Io stava in cucina in coperta ad una cotteletta pel capitano (sic), quando sentii un gran rumore, e delle grida, e vidi che vari, afferrato il capitano, che dava ordini, lo fecero entrare nel suo camerino pure in coperta. Rimasi spaventato di quell'operato, ma pur essendo colla cotteletta m'accostai al camerino del capitano per chiedere se voleva esser servito, ma trovai il capitano tutto spaventato e piangente, e mi disse che egli non comandava piú. Intanto un certo Nicotera mi afferrò pel colletto della camicia, e con pistola in mano mi disse che era egli che comandava, e io risposi che avrei fatto da mangiare... e durante quel viaggio il Nicotera mi dava gli ordini di tenermi ad economia, vedendo che pochi erano i viveri che avevamo». Era quel cuoco medesimo che, giunto il Cagliari a Sapri e invitato a sbarcare, cosí modestamente se ne schermiva: «che avevo il brodo al fuoco, e che non potevo abbandonare la cucina», sí che «mi lasciarono quieto».(311)
      Mentre il Cagliari, mutata rotta, si dirigeva al punto stabilito per l'incontro con le barche di Pilo, Pisacane — su richiesta del Sitzia, che non ad altro pensava che a «mettersi a posto» con la sua Compagnia — verbalizzava l'accaduto sul giornale di bordo.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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