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      Si procedeva a nove miglia all'ora.
      Ponza, vigilata dalle due isolette minori, disabitate, di Palmarola e Zannone, non comparve che all'alba di sabato; essa si presenta rocciosa, allungata ad ellisse, le sponde tormentate precipitanti a picco nel mare; la vegetazione è povera e bassa. In faccia a Ponza, sulla lontana costa, s'indovina Gaeta; a un trenta chilometri, in direzione sud-sud est spicca il profilo schiacciato di Ventotene e l'altro, rigonfio, di S. Stefano.
      Il Cagliari giungeva da nord-ovest; Ponza gli si offriva dal suo fianco piú aspro dove non è luogo all'approdo di navi grosse, ché l'incantevole insenatura falcata detta Chiaja di Luna, tutta serrata da una ciclopica muraglia naturale, e — all'estrema punta settentrionale — il porticciuolo di Forni hanno fondali assai bassi. Dalla Chiaja di Luna un passaggio in parte scoperto, in parte sotterraneo, di costruzione antichissima, mena con breve tragitto all'opposta sponda dell'isola dove, attorno a un buon porto, l'unico di Ponza, s'addensa l'abitato principale.
      A Napoli qualcuno pratico del luogo aveva suggerito che il Cagliari, anziché attaccare nel porto, calasse scialuppe innanzi alla Chiaja di Luna; e infatti di là la sorpresa su Ponza sarebbe stata piú facile; ma i venti o i venticinque uomini che l'avessero eseguita avrebbero dovuto attraversare tutto il borgo prima di poter affrontare la guarnigione, prima di potersi incontrare col grosso dei relegati; né la loro azione avrebbe potuto essere appoggiata dal Cagliari, lasciato dall'altra parte dell'isola: l'esito, dunque, si presentava infausto.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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