«Senza una camicia» rimasero perfino gli agenti della pubblica forza!(322)
Cosí l'ideale rivoluzionario di Pisacane e compagni principiava a trovare attuazione. L'elemento piú preoccupante della situazione era costituito, senza dubbio, dalla vastità stessa del successo, dalla stessa unanimità dei consensi trovati fra le varie categorie di quegli obbligati residenti di Ponza: relegati delle due specie, militari in punizione, detenuti comuni. Non era facile per quelli del Cagliari frenare lo zelo... rivoluzionario dei loro troppo numerosi accoliti, quietare il paese, tentar di discernere, in quella folla in tumulto, chi fosse meno indegno di seguirli a Sapri.
Sul Cagliari avrebbero voluto salir tutti quanti. Come fare a distinguerli? Salí chi poté. 117 militari in punizione, 128 detenuti, 75 relegati, dei quali solo una dozzina politici, 3 presidiari e due povere donne, consorti di relegati!(323) La ressa, il tramestío eran terribili; quelli che restavano a terra reclamavano a gran voce promesse che presto si tornerebbe a liberarli tutti. È vero che poi, al processo di Salerno, qualcuno di quei fuggitivi venne fuori con l'asserzione che Pisacane e compagni «qualunque giovane incontravano nel paese a viva forza gl'imponevano di seguirli»;(324) ma è mai possibile che trenta individui potessero forzar la volontà di oltre trecento? La fola venne d'altronde smentita da tutti i testimoni. Piú verosimile, se mai, che le presunzioni ottimistiche sul successo finale dell'impresa, partecipate da quei del Cagliari, in perfetta buona fede, ai loro seguaci di Ponza, si tramutassero, passando di bocca in bocca, complice l'eccitamento di tutti, in assicurazioni categoriche.
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