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      ) e il Sottintendente di Sala, radunando tutti i distaccamenti militari e di guardia urbana che avea sottomano, li fondeva in un unico corpo di battaglia, avviandoli su Padula. Fra le popolazioni del distretto venne diffusa la voce che 300 briganti, evasi dal bagno di Ponza, si avanzavano da Sapri saccheggiando, uccidendo, stuprando; fidassero, «quei buoni villici», nel valore delle truppe reali accorrenti; e ove non si trovassero in grado di opporsi all'invasione dei malfattori, si concentrassero armati verso l'interno. Una vera e propria mobilitazione generale.(342)
     
      E a Napoli? Cosa faceva Fanelli?
      Nel pomeriggio di venerdí 26, il disgraziato aveva ricevuto l'ultima lettera di Pisacane. Invece di precipitarsi dagli amici per concretare immediatamente il da farsi, invece di spedire d'urgenza avvisi in provincia, invece insomma di utilizzare anche i minuti di quei due giorni che ancor gli restavano, Fanelli prese la penna e... scrisse a Pisacane, che pur sapeva già in viaggio! Scrisse concitato, risentito, fuori di sé: impossibile predisporre le cose pel giorno 28, impossibile prevenire in tempo i nuclei lontani, non tutti condotti a termine ancora i preparativi concordati. «Ardo per la sollecitudine, ammetto la fretta, ma il precipizio in cose di tale importanza... non è opera che approvo... Mi pareva bene morire in guerra; ma invece pare che lo debba di crepacuore, di bile, e di attacchi nervosi». E in un poscritto febbrile, a Mazzini, assicurandolo che comunque avrebbe fatto del suo meglio: «Onorevole maestro e fratello.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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