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      Fanelli non impazzí, chi sa come, in quei giorni; ma la follia lo ghermí, senza rimedio, pochi anni piú tardi.(343)
      A Napoli avrebbe dovuto aver luogo una grandiosa dimostrazione di popolo, di pieno accordo coi costituzionali; ma questi con un pretesto o con l'altro — non ci vedevano chiaro, volevano evitare a ogni costo spargimenti di sangue, preferivano scendere in piazza non appena dalla località dello sbarco giungessero notizie un po' piú incoraggianti — la rimandarono di giorno in giorno fino al 4 di luglio; il 4 di luglio, tenuto concistoro, buttarono all'aria ogni cosa.(344) La polizia della capitale andava intanto ricercando e scoprendo a suo agio casse d'armi malamente celate qua e là, e si poneva indisturbata alla caccia dei complici di Pisacane. Il giorno 5 giunsero a Napoli pessime nuove di laggiú...
      E sí che l'emozione prodotta in città dalle prime voci sullo sbarco e sull'episodio di Ponza, giunte nella tarda serata del 28 di giugno e subito diffuse nei caffè e nei teatri (particolarmente notato il precipitoso ritorno degli ufficiali in caserma), era stata grandissima: mancò, ecco tutto, chi sapesse, chi osasse trarne profitto. Durante il 29 le autorità notarono non senza preoccupazione «molti capannelli», e in questo o quel rione un'agitazione inconsueta; non si era perfino accreditata la voce di una imminente spedizione navale del regno sardo contro il Borbone?(345) Ancora il 30 di giugno l'inviato piemontese segnalava al suo governo il «grande eccitamento degli animi» che seguitava a regnare in città. Piú esplicito di lui l'agente consolare inglese: «A giudicare dalle interviste che ho avuto con esponenti del partito liberale — egli scriveva —, dai sentimenti che per quanto a me consta animano in genere tutta la nazione, nonché dal dubbioso stato d'animo prevalente nell'esercito, io ritengo che, essendo ormai sprizzata la scintilla, tutto il paese andrà in fiamme; prevedo che un attacco come questo, d'un'audacia senza precedenti, compiuto contro una delle prigioni principali, di pieno giorno, vicino a Gaeta, sotto gli occhi stessi del re, deciderà il popolo a ricorrere alle armi pur di liberarsi da quest'oppressivo governo.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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