È assai probabile che fra non molto abbia a dichiararsi in città un serio movimento popolare, il cosiddetto "Partito d'azione" è indaffarato a promuoverlo». L'eccitata missiva si conchiudeva asserendo che fra gli organizzatori della spedizione «erano alcuni dei piú abili e audaci ufficiali italiani, ex combattenti nelle rivoluzioni del 48», e dando al governo inglese le piú ampie assicurazioni che Murat e il murattismo non avevano assolutamente niente a che fare col movimento in parola, seppure volto a detronizzare re Ferdinando. Bene informato, il Console Barbar!
In tanta rovina di intese e di speranze, agli uomini del Comitato, allo stesso Fanelli mancò il cuore di mostrare, se non altro, personale coraggio, tentando a Napoli una di quelle azioni di sorpresa che avrebbero potuto, riuscendo, costituire un diversivo e alleggerire la pressione militare su Sapri; e comunque, anche fallendo, impedire al governo napoletano di menar vanto in Europa della esemplare quiete serbata dalla popolazione durante quel periodo di crisi. Perfino Fabrizi, che si erse poi sempre a difensor di Fanelli, da molti tenuto responsabile primo del disastro, avvertí l'obbligo di rimproverarlo: «Debbo dirlo, un atto puranco disperato di pochi, protesta d'onore e di dovere, rimprovero ed imputazione all'intrigo dei codardi, non avrebbe dovuto da qualche lato mancare, e forse chi sa che questo atto non salvasse il tutto, ma certo avrebbe salvato l'onore, se non di un popolo di sette milioni, almeno della sua attitudine allo avvenire.
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