La mancanza d'ogni fatto, l'abbandono al martirio, in mezzo al silenzio, dei piú valorosi figli dell'Italia, per Dio, è uno spettacolo terribile e disperante».(346)
È vero che Fabrizi non si era mosso da Malta.
Alieno da intrighi, intanto, ignaro d'esitazioni, materialmente lontano, moralmente remoto addirittura da tutti costoro, colui che aveva virilmente promesso ed ora, senza curarsi di che facessero gli altri, manteneva a qualunque costo gli impegni assunti — Pisacane — pagava lo scotto, perduto fra le squallide giogaie d'intorno a Sapri.
La mattina di lunedí 29, assai per tempo, la colonna di insorti si pose in marcia verso l'interno della regione, seguendo la medesima angusta vallata che tre anni piú tardi, fra evviva e canti e presagi di vittoria, avrebbe percorso Garibaldi con i suoi volontari.(347) Eran le sei quando — coperte tre miglia e saliti oltre quattrocento metri — si giunse al borgo di Torraca. A Torraca si celebrava, come se nulla fosse, la festività di S. Pietro: gran processione, la statua del santo solennemente trasportata per le vie del paese. Il sopraggiungere della masnada non parve impaurire nessuno: anzi alle grida sediziose molti fecero eco, e ci fu tra i paesani chi prontamente esibí coccarde tricolori; qualcuno vociò: Viva Murat. Corse del vino, qualche stretta di mano. Il cuore di Pisacane e dei suoi s'aprí un poco alla speranza: non che Torraca proclamasse la rivoluzione, ma li accoglieva almeno come cristiani!
Nel bel mezzo del paese qualcuno lesse alla folla il proclama insurrezionale.
| |
Italia Dio Fabrizi Malta Sapri Garibaldi Eran Torraca Torraca S. Pietro Viva Murat Pisacane Torraca
|