Dei dispersi, chi trucidato, chi, ferito o malconcio, catturato; e i morti, per l'insanire dei colpi, cento volte morti. Non un solo ferito fra i popolani di Sanza; la cui rabbia di sangue, se non l'avesse impedito un capitano Musitano sopraggiunto al comando di poche truppe borboniche, non avrebbe risparmiato neppur gli arrestati! Non si voleva finire lo stesso Nicotera perché rifiutatosi di gridar «viva u' re»?
Ultimata la strage, i poveri corpi non furon neanche sepolti, ma, in omaggio al preteso interesse della salute pubblica (cui non nocque per altro la spogliazione accurata!) vennero immediatamente bruciati in un immenso rogo.(355) Solo inumato, si disse, Pisacane, per volontà pietosa di quel Musitano, memore d'esser stato alla Nunziatella, vent'anni prima, suo compagno di studi.
Terminava cosí la spedizione di Sapri.
Dichiarazione dei capi urbani di tutto il distretto, all'indomani della vittoria: «I popoli affidati alle cure dell'adorato Ferdinando II, non vogliono che lui assoluto al governo del Regno, perché da lui ottengono il bene con la salvezza dell'onore e della proprietà». (È vero che tre anni dopo accoglievano con immenso entusiasmo il «liberatore» dell'efferrata tirannia, Garibaldi...)
Rapporto sullo «scontro» di Sanza del giudice regio: «Il clero prestossi anch'esso piamente, mostrando al pubblico nel momento in cui ferveva la pugna le sacre immagini dei protettori S. Sabino e S. Antonio di Padova». (È vero che il clero di quella regione, da tempo minacciato di inchiesta e sanzioni per notoria, scandalosa condotta privata, cercava ogni occasione per riacquistare le grazie della suprema autorità...)
| |
Sanza Musitano Nicotera Pisacane Musitano Nunziatella Sapri Ferdinando II Regno Garibaldi Sanza S. Sabino S. Antonio Padova
|