... e noi duri, fermi a dire al mondo: siamo un popolo nato fatto pel basto».
(31) La data del trasferimento di P. da Lugano a Torino, e di qui a Vercelli, è incerta; i piú fra i biografi si limitano a dire che si recò in Piemonte quando ivi risorsero le speranze di guerra (dunque non prima del dicembre). NEGRI, 878, attribuisce invece il viaggio ai primi del '49. Ma si osservi che da tutte le fonti concordi resulta che P. raggiunse il 22° fanteria a Vercelli; orbene questo reggimento fu trasferito a Novi, da Vercelli, sui primissimi di gennaio. Siccome P. fu, prima che a Vercelli, a Torino, la sua partenza da Lugano non poté certo aver luogo dopo il dicembre.
(32) Un giudizio severo di P. sullo Czarnowski si legge nella Guerra combattuta, 201
(33) Proprio negli stessi giorni nei quali P. «sterzava», e precisamente il 24 febbraio, anche C. A. Vecchi, capitano nel 23° di linea (Div. lombarda) chiedeva da Roma al Ministero piemontese la sua dimissione, confessando a suo padre: «Mi vergogno... di appartenere ai quadri di una armata diretta dall'abataccio Gioberti». È vero che il V. era cittadino degli Stati romani. In un Rapporto al Ministro dell'Interno, in Torino, datato il 29 aprile 1853, sul conto del V. si leggeva che «Improvvisamente comparve capitano nel 23° reggimento di fanteria, ove poco tempo dopo, con un suo compagno (P. forse?), dimandava, ed otteneva la sua dimissione, esprimendo l'avversione sua a servire i Re, ed esternando massime ultra Repubblicane». (Archivio di Stato, Torino.
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