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      (57) Che non fosse troppo opportuna, dal punto di vista del rendimento effettivo, la tattica garibaldina dei frequenti piccoli scontri durante l'assedio, riconosce lo stesso Vecchi, pur fedelissimo del generale (La Italia, 463). Gabussi reca particolari intorno all'urto fra P. e Garibaldi verificatesi in occasione della progettata azione del 10 di giugno (437).
      Il 27 di giugno il Mon. Rom. stampa una breve relazione sui fatti del 26 e 27 a firma di P. Lo stesso giorno P. venne incaricato di sostituire Manara, indisposto, quale Capo di S. M. di Garibaldi. Ciò resulta da lettera in pari data di Mazzini a Manara appunto. E poiché Mazzini raccomandava: «Spero del resto che voi e P. v'intenderete benissimo. P. è giovine di core e di mente; ed ama il paese innanzi tutto. Siete dunque fatti l'uno per l'altro», Manara gli rispondeva: «Ho parlato con P.; siamo perfettamente d'accordo. Animati ambedue dal medesimo spirito, è impossibile che tra noi possano essere false gelosie. Statene certo».
      (58) La squisita cortesia formale conservata da parte francese e romana nei rapporti ufficiali, pur nei giorni piú accaniti di lotta, suona quasi ridicola. Il 1° giugno Oudinot, si è detto, comunica il differimento dello «attacco della piazza sino a lunedí mattina per lo meno». Il 13 giugno i triumviri chiudono una loro comunicazione a Oudinot con «l'assicurazione della nostra distinta considerazione». Rosselli da parte sua abbonda ancora di piú: «Non sono che i bravi quelli che sono degni di stare a petto de' soldati francesi.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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