«Chi sa se questo libro ci unirà di nuovo?» chiedeva P. a Dall'Ongaro, accennando al V. appunto, il 4 giugno 1851, nella imminenza della pubblicazione della sua Guerra combattuta. Anche Varè s'interessava di problemi sociali, seppure da un punto di vista assai diverso da quello di P. In un articolo stampato sulla mazziniana Italia del Popolo (dic. 1849), egli si compiaceva del fatto che in Italia la questione sociale si presentasse assai meno urgente e assillante che altrove, e ne additava la causa nel dispotismo, livellatore delle classi, e nella scarsa sproporzione fra le fortune individuali.
(63) Del soggiorno ginevrino di P. parla Quadrio in una lettera a Dall'Ongaro, pubbl. da DE GUBERNATIS (284), con la data evidentemente erronea 10 febbraio 1849: essa non può essere invece che dell'agosto di quell'anno. E da Ginevra fu senza dubbio scritta la lettera 18 sett. 1849 di P. al fratello, che il Negri ha pubblicato con la data fantastica di Genova. Anche Mazzini scriveva allo Stansfeld il 20 agosto 1849, da Ginevra, per pregarlo di procurargli certa lettera di credito «su Ginevra all'ordine di P. che è qui».
(64) Come si sa, l'Archivio triennale era integrato dalla importante collezione Documenti della guerra santa d'Italia.
(65) Nei Saggi (III, 39) P. chiarisce che «il popolo non trascorre mai alla violenza perché animato da un concetto, ma perché stimolato dai dolori». — Della guerra insurrezionale in Italia, dei suoi metodi, delle sue finalità, del suo ordinamento si occupavano in quegli anni, oltre P., molti scrittori.
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