Daelli, XXVI-XXVII), a ciò incoraggiato da Tomaseo (DE GUBERNATIS, 183) e da Gustavo Modena (Politica e arte, 56). Ricciardi, che viveva in Francia, definiva i mazziniani «miserabile setta, fecciume e vergogna d'Italia» (a Dall'Ongaro, 16 febbraio '51; in DE GUBERNATIS, 297). Sulle diatribe fra gli emigrati repubblicani in Francia, v. IACINI, Un conservatore rurale della nuova Italia, I, 36.
(73) I quattro ultimi articoli pubblicati da P. ne l'Italia del Popolo furono, nell'ordine, Qualche osservazione sulla relazione scritta dal generale Bava della campagna di Lombardia nel 1848; Poche parole sulla campagna di Bade del 1849; La neutralità della Svizzera; Pensieri sugli eserciti permanenti. Le idee espresse nel 1° articolo vennero poi travasate da P. nella sua Guerra combattuta e perciò non se ne tien parola (per quanto l'articolo venisse giudicato di tale importanza, che Mazzini lo volle ristampare in un volumetto a parte, a forte tiratura, quale appendice del suo scritto sulla Guerra regia in Lombardia; Mazzini a Fabrizi, 29 marzo 1850). Il 2°, in sé poco importante, richiamava l'attenzione per la sua conclusione: avere cioè il partito delle autonomie nazionali, ovunque in Europa, nel biennio, dato prova di spiccata incapacità militare; la gioventú italiana, dunque, si addestrasse senza posa alle armi, in vista dell'inevitabile ripresa avvenire. Nel 3° articolo è interessante la critica all'impegno di neutralità perpetua assunto dalla Svizzera, assurdo finché in Europa continua a prevalere il nemico d'ogni democrazia, l'assolutismo monarchico.
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