(112) Al Papa rispose subito, con un ispirato travolgente appello ai sacerdoti italiani, Mazzini nella sua Italia del Popolo. Insistendo sulle profonde antinomie fra socialismo e comunismo, insieme confusi nello scritto vaticano, M. condanna il secondo «siccome concetto anti-progressivo, ostile alla libertà umana, e praticamente impossibile», ergendosi invece a difensore aperto del socialismo.
(113) Nel mio vol. Mazzini e Bakounine trovasi un frettoloso cenno sul movimento operaio svoltosi in Piemonte fra il '49 e il '60. I dati qui riportati, frutto di successive ricerche, vanno considerati quali sviluppo e integrazione di quel primo cenno. — Il periodo piú intenso per la fondazione delle Società operaie fu quello fra il 1850 e il '53 con 85 Società nuove (cifra accertata dalle statistiche ufficiali, peccanti piuttosto per difetto che per eccesso). La prima Società di resistenza sorse a Torino nel '48.
(114) Già nel '51 si era avuto un convegno di 600 operai, membri di varie Società, ad Alba. E nell'ottobre di quello stesso anno si riunirono a Torino i delegati di 33 Società per discutere in merito alla convenienza o meno di una federazione delle varie Società. Nel maggio seguente altra riunione dei delegati di 39 Società, nella quale vengono presi accordi per i futuri Congressi generali. Cfr. Le Società operaie di Torino e di Piemonte, Roma, 1883, 12 sg. — In un fascicolo della Democrazia italiana, 1851, Genova, 1852, P(iero) C(ironi) si occupava delle Società operaie piemontesi, asserendo che se esse avessero seguitato a moltiplicarsi come avevano fatto fino allora, avrebbero finito col rendere «il popolo arbitro delle condizioni sociali». E aggiungeva: «I governi osteggiano ed avversano le associazioni, le quali se non possono affatto troncare, cercano corrompere traendole per mezzo dei capi nella loro dipendenza.
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