1848. Il Macchi, veramente, avrebbe preferito che le discussioni sul problema sociale venissero rimesse a quando si fosse già risolta la questione politica; ma — scriveva al Cattaneo, 14 gennaio '50 — «poiché non dipende da noi il sospendere la questione socialista... sento come un debito di coscienza di farvi qualche attenzione» (SAFFIOTTI, op. cit., 734-735). Nel nov.-dic. 1856 Macchi sostenne una vivacissima polemica con L'Italia e Popolo intorno al socialismo e alla questione sociale. Si veda, oltre al cit. giornale, MACCHI, La conciliazione dei partiti, Genova, 1857, appendice.
De Boni era filosocialista come tutti i razionalisti, ma nettamente anticomunista: «Il comunismo in Italia — scriveva nel 1850 — non esiste che nella fantasia dei retrogradi e nelle calunnie della polizia» (GORI, 352).
MANCINI, nella sua Introduzione allo studio del diritto pubblico marittimo, Torino, 1853, segnala l'immensa importanza della questione sociale. «Le masse — egli osserva — dove piú, dove meno han mostrato di non saper che farsi di una libertà formale vôta ed infeconda dei prodigiosi benefizi da esse sperati, e tante volte invano promessi».
Socialista, ma anticomunista era il Vecchi (La Italia, 46). Nel 1853 egli aveva caldeggiato il progetto di stabilire a Rodi una colonia italiana su basi ugualitarie (VECCHI V. A., op. cit., 35). Gustavo Modena attraversò, pare, un periodo di vero entusiasmo pel socialismo. Ne lo rimproverava Mazzini (alla Hawkes, 16 febbr. 1855).
(127) N. BIANCHI (Vicende del mazzinianismo, 281) si studia di mettere in guardia la società contro i pericoli derivanti dalla distruzione del sentimento religioso nelle masse.
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