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      «Si badi, egli ammonisce, che il popolo potrebbe compiere una di quelle violente perturbazioni, in cui la guerra si fa a coltello contro i pasciuti e i vestiti, e le turbe accostano la libertą come una meretrice». In quel caso le classi agiate sarebbero costrette a fare un fronte unico di resistenza «a necessario vantaggio del dispotismo».
      Nel 1858 Cavour confessava che se non fosse stato tutto preso dalla questione nazionale, si sarebbe volto a quella delle relazioni fra capitale e lavoro e delle condizioni della classe lavoratrice (CROCE, Storia d'Europa, Bari, 1932, 208).
      MINGHETTI (Miei ricordi, Torino, 1888-1890, III, 130) riporta una sua lettera del '56 contenente il seguente passaggio: «La questione sociale per noi sovrasta anche alla questione politica».
      (128) Del Curzio, nativo di Acquaviva in Puglia, accerta LUCARELLI, 109, che era amico di P., di Cattaneo, Nicotera ecc., e che «cercava di trarre nell'orbita della rivoluzione non solo il ceto abbiente, ma anche le classi operaie».
      Gojorani era pesciatino; mazziniano (poi socialista), venne espulso dal Piemonte nel 1854. CECCHI (pref. alle sue Op. scelte) scrive che nel '57, dalla Svizzera, G. si precipitava a Genova «per unirsi alla spedizione P.», ma giunse troppo tardi. Cfr. in proposito la lettera di Mazzini a Pigozzi, del luglio 1856: «Vorrei che Gojorani e Rocchi si tenessero presti a recarsi in Genova sopra un avviso che venisse loro da me». Ritengo per altro che Mazzini intendesse utilizzare il G. per il moto in Toscana.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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