A proposito degli avvenimenti romani della notte fra il 2 e il 3 di luglio, ad es., scriveva il T.: «Sarebbe lecito credere quello che asserivano alcuni, cioè che il colonnello in quella notte se ne fosse ito a dormire a casa? Noi, rispettando il patriottismo di lui, nol crediamo; tuttavia potrebbe egli querelarsi di noi se lo credessimo?» Altrove il T. affermava che era stato destino del Roselli di venir sempre calunniato da parte di «uffizialetti imbecilli e soldati codardi». Pisacane, nella polemica, si dimostrò invece invariabilmente misurato e corretto.
(158) Sulla polemica Roselli-Garibaldi si conservano numerosi documenti nell'Archivio garibaldino del Museo del Risorgimento in Milano, cart. 814; tra gli altri una lettera di Roselli al Vecchi, 23 settembre 1854, e una Narrazione intorno ad un invito di sfida ecc. di mano dello stesso Roselli.
(159) Sul colèra del '54 cfr. CADOLINI, Memorie, 210. A Genova, su 5.000 casi circa, si verificarono 2.600 decessi! In quell'anno appunto, infuriando il colèra, accadde che a Genova, nell'albergo della Vittoria, il Vecchi e sua moglie invitassero a cena una sera Pisacane e la sua compagna con alcuni altri amici fra i quali il gen. Masi e il magg. Fontana. Una subitanea indisposizione della Signora Vecchi obbligò per altro i convitati ad andarsene; la povera Signora morí poche ore piú tardi, vittima di un fulmineo attacco di colèra. Il figlio del Vecchi, l'illustre scrittore JACK LA BOLINA, decano dei letterati italiani — allora un fanciullo — ricorda benissimo la triste scena, che ha narrato in Al servizio del mare italiano, 41. La figura di P. — biondo, stempiato, occhi celesti, tipo tutt'altro che napoletano — gli è rimasta tenacemente impressa nella memoria.
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