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      (160) L'incitamento di Cattaneo a P. perché partecipasse alla guerra venne rievocato da Cattaneo stesso in una lettera a Bertani, 24 febbraio 1859, nella quale concludeva che «forse in suo cuore (P.) avrà sprezzato il mio consiglio, perché troppo fuori della linea retta...»
      (161) Esempio tipico della incomprensione dei democratici per le conseguenze dirette e indirette dell'intervento sardo in Crimea le sdegnose parole del Macchi nel suo vol. La Pace (Genova, 1856, 42): «E per sí poca cosa (qualche memoria presentata ai ministri alleati e qualche lor buona parola al Piemonte) la stampa d'Europa si commosse in modo, che molti furono indotti a credere il Piemonte disposto a rompere quando che sia le ostilità contro l'Austria con una terza ripresa... I nostri figli avranno a durare non lieve fatica per convincersi che ai nostri giorni si trovava ancora tale e tanta dabbenaggine nei politicanti di questo vecchio continente». Medici scriveva a Fabrizi, 18 dic. 1855 che «Quanto alla guerra d'Oriente il meglio per noi è che vincano oggi i russi, domani gli alleati, e cosí via finché non ne rimanga uno...»
      (162) Il 15 nov. '54, Mazzini esultante informava Fabrizi di aver ricevuto «un bigliettino da Cosenz, che dichiara l'opportunità per fare venuta, e dice essersi scritto in questo senso dai suoi amici».
      Sulla fine del '54 la febbre di agire per via insurrezionale s'impadronisce di tutti i patrioti, epidemicamente. Garibaldi scriveva al Vecchi, il 6 dicembre (lettera in mio possesso): «Andiamo!


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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