Mettete d'accordo, tutta sta Italiana famiglia — a qualunque costo — e veder se facciamo una menata di mani, anche noi, passato il Verno; oggi o domani non serviremo piú che a magramente ingrassarla questa terra». E Sirtori a Mazzini: «... Siamo d'accordo che è urgente di preparare le armi ecc. — Siamo d'accordo che s'ha da prevenire la guerra regia e imperiale coll'insurrezione nazionale... Riservando la mia azione politica, obbligo la mia azione militare a chiunque faccia, purché non sia una follia». (SAFFI, Cenni ecc. a proemio del vol. IX degli Scritti di Mazzini ed. Daelli, 120-121). Anche il colonnello Pasi si riavvicinò in questo periodo a Mazzini.
(163) È una lettera di N. Ferrari a Cironi che attesta esser di P. l'articolo Viva il trattato (MAZZINI, S.E.I., LIV, 52). — Mazzini alla Hawkes, 28 febbraio '55: «Sono lieto che P. e Cosenz scrivano...»
(164) Secondo D'AYALA, VENOSTA e gli anonimi autori dei Cenni premessi ai Saggi si trattava della ferrovia da Mondoví a Ceva («Ed ancora i Monregalesi conservano di lui dolce memoria» — Cenni). Secondo Macchi, del tronco da Bra a Mondoví. Falco ha fatto in proposito infruttuose indagini.
(165) Dal Disegno dell'opera: «Questi miei studi, che per quasi cinque anni mi hanno rimosso dall'ozio». Nel Testamento politico, invece, P. afferma che i Saggi son «frutto di circa sei anni di studio».
(166) P. si adoperò in ogni modo per trovare un editore ai Saggi, ma invano: evidentemente l'esperienza della Guerra combattuta non era fatta per incoraggiare.
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