P. socialista ebbe ben poca influenza sul successivo sviluppo del movimento in Italia, se non altro perché i suoi scritti restaron sconosciuti, o quasi, per piú e piú anni dopo la sua morte. Ma si deve ciò non per tanto rilevare che Fanelli, suo principale collaboratore nella impresa di Sapri, si dimostrò poi socialista convinto e attivissimo, ed è lecito supporre che fosse il P. o a convertirlo o a radicarlo in quella sua fede. Bakunin, giunto in Italia nel 1864 con le idee non ancora ben ferme in merito alla questione sociale, attinse, pare, assai largamente dalle opere di P. segnalategli appunto dal Fanelli (DOMANICO, op. cit., XXIV). Le analogie fra il pensiero del rivoluzionario russo e quello del suo predecessore napoletano son certo assai cospicue.
Anche Carlo Cafiero, il notissimo agitatore pugliese, studiò profondamente i Saggi pisacaniani «Eureka! ho trovato gli scritti di Pisacane», avrebbe egli esclamato quando, ultimato il suo compendio del Capitale di MARX, poté constatare che alcune delle idee di Marx eran state anticipate dal dimenticato martire di Sapri (FABBRI, op. cit., 14); tanto che se la pazzia non l'avesse colto, ci viene assicurato che C. avrebbe dedicato uno studio completo alle «idee rivoluzionarie, razionaliste, socialiste e libertarie di C. P.».
(173) Critico severo del révirement pisacaniano, seppur sempre amico devoto, si mostrò il Macchi, ad es. (op. cit., 34-39). Quanto ai moventi della determinazione di P. di capitanare l'audacissima impresa, il M. misteriosamente insinuava: «Tempo non è ancora di rimuovere dinanzi al Pubblico il velo dell'infausto mistero».
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