— Della L. P. uscirono in tutto, pare, 12 numeri (9 maggio '57, P. a Cadolini: «La L. P. è morta poi resuscitata, e poi credo, sotterrata per sempre»).
(203) Le citazioni della L. P. riprodotte nel testo son ricavate in ispecie dai primi 6 numeri. Di articoli contro Murat ne comparvero parecchi nella L. P.; quello Murat e i Borboni era di P. (come l'altro su A. Milano). Fin dal 1° numero si leggeva in proposito: «Alla rivoluzione dunque intenda tutta la operosità dei patriotti delle Due Sicile. Solo in caso di invasione straniera soprasiedano; concorrano anzi a respingerla. Conseguita la vittoria ripiglino l'impresa contro la tirannide domestica».
(204) Pisacane, Mazzini, Fanelli, Fabrizi seguivano con intenso interesse lo svolgersi della politica generale europea, attenti soprattutto alla Francia e all'Inghilterra. Il loro carteggio formicola di notizie, di induzioni, di profezie piú o meno azzeccate sull'azione di Palmerston, di Clarendon, di Napoleone III ecc. Cercavano di regolare i loro movimenti in conformità: il minimo accenno a crisi europea li riempiva di speranze. Sulla fine del '56, ad es., si ebbe un ennesimo riacutizzarsi della questione svizzera (tensione fra l'Austria e la Svizzera). P., il 1° gennaio '57, scrisse all'amico Cosenz che, caso mai si arrivasse a guerra austro-svizzera, egli si sentiva di andare a combattere contro l'Austria con una legione italiana, a meno che «tutti facessero proponimento di farsi ammazzare individualmente, anche senza legione, per la povera Italia» (FALCO, 265).
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