Il Bianchini, Direttore generale di polizia, venuto un giorno a discorrer di politica col Barbar, lo assicurava infatti che, quanto a lui, non risparmiava sforzi per indurre il re a volgersi verso l'Inghilterra, l'unico paese della cui amicizia ci si poteva fidare. L'Inghilterra si era lasciata trascinare da quel «parvenu» di Napoleone III alla contesa con Napoli, ma ormai cominciava ad accorgersi che la Francia perseguiva esclusivamente i suoi propri interessi. L'Inghilterra non voleva affatto la caduta dei Borbone, ma solo la supremazia nel Mediterraneo; era dunque sperabile che accettasse le aperture che il governo napoletano aveva di recente fatte a Londra. Il Barbar si limitò ad ascoltare e a prendere atto delle assicurazioni essere falso che Napoli fosse caduta sotto la tutela austriaca. (Ivi, 70 , 289).
(234) Sulle intese per la falsa richiesta di lavoratori da Tunisi e per il nolo della goletta, v. P. a Fabrizi, 22 aprile '57.
Nell'aprile '57, P. avrebbe dovuto fare una gita a Londra per perfezionare le intese; ma poi la cosa andò a monte (Mazzini alla Biggs, 19 aprile '57; DE MONTE, LIII).
(235) Della decisione di eseguire lo sbarco a Sapri venne subito e misteriosamente a conoscenza la polizia napoletana. Deposizione Ajossa al processo della Gazzetta d'Italia (Firenze, 1876): «... nei primi giorni dell'aprile 1857, epoca in cui occupavo il posto d'Intendente della Provincia di Salerno, venne a trovarmi un individuo del quale non posso declinare il nome, manifestandomi che dal Comitato rivoluzionario di Napoli.
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