(249) Sul contegno ambiguo del governo piemontese di fronte ai rivoluzionari disposti ad agire nel resto d'Italia, cfr. lettera di Mazzini a Pallavicino, 2 agosto '56. Il governo lasciava o prometteva di lasciar mano libera soprattutto in Toscana, ché se vi fossero scoppiati movimenti insurrezionali si sarebbe potuto invocare il principio del non intervento. Altre notizie sul «contatto indiretto» fra Mazzini e il Ministero sardo in quel tempo, in lettera a Taylor, 8 agosto. Sulla politica che «a molti fa l'effetto di essere a doppio fondo» del gabinetto torinese, cfr. D'Azeglío a Sforza Cesarini, 2 gennaio '58 (CHIALA, II, CCXLV). Sul contegno di Rattazzi, Ministro dell'Interno, nella crisi del giugno-luglio 1857 e sulle accuse che da molte parti gli piovvero d'aver chiuso consapevolmente gli occhi sulle trame mazziniane, salvo a reprimerle poi quando irrimediabilmente fallite, cfr., oltre alle sue biografie e ai suoi discorsi parlamentari, CHIALA, II, CCXXV, CCXXXII.
Capitolo X.
(250) Del clandestino traffico d'armi, che continuava, cosí dava notizia, il 2 giugno, l'Inviato inglese a Torino (Hudson) a lord Clarendon: «È giunto a mia cognizione che casse di moschetti si stanno trasportando da Marsiglia a Torino via Genova, e che vi è ragione di credere che queste casse, le quali a Genova vengono trasbordate ostensibilmente per Tunisi, siano in realtà spedite a qualche Stato dell'Italia meridionale. I moschetti, mi si assicura, non sono di buona qualità né si trovano in condizioni troppo buone» (Rec.
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