Aggiungeva il Console che, in merito alla circostanza del taccuino di P., bastava a toglierle qualunque importanza la considerazione che il B. era analfabeta, e cioè nella impossibilità di tener rapporti con P. Il B. d'altronde giurava di non averlo mai neanche sentito nominare. — Ribadí Clarendon (24 agosto): Praito esisteva davvero o era un nome fittizio, come pretendeva il governo napoletano? Barbar rispondeva esser sua impressione che il Bazigher fosse stato messo in mezzo da qualche conoscente indelicato. Ma Clarendon non ammetteva scappatoie: voleva conoscere intera la verità (23 settembre). Finalmente il Barbar, incalzato anche dal governo napoletano (nota Carafa 25 sett.), rispondeva al Clarendon cosí (10 ott.): «Ho di nuovo interrogato il Bazigher, e questi dichiara di aver conosciuto Praito circa 6 anni addietro, in relazione a certe lettere che venivan spedite da Malta e Genova all'indirizzo di Praito, sotto coperta pel fu sir William Temple; nello stesso modo lettere di Praito venivan trasmesse ai suoi corrispondenti in quei luoghi pel tramite della Missione. P. si diceva un commerciante e fu per questo che B. consentí a favorirlo recando un suo dispaccio all'ufficio telegrafico...»; ma adesso il P. risultava scomparso da Napoli. «Con molta difficoltà... son riuscito a sapere — continuava Barbar — da persone connesse col partito liberale che... il nome di Praito è fittizio, essendo il suo vero nome Luigi Dragone, e che egli ha parenti in città che verrebbero completamente rovinati se il suo nome venisse a conoscenza del governo napoletano». Barbar si guardava bene però dall'avvertire Clarendon che il Dragone era riuscito a fuggire da Napoli unicamente per merito suo!
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