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      Ma la fede nel prossimo immancabile rinnovamento morale e sociale dell'umanità, di cui l'Italia è destinata a dare il primo segno, rende lieve a Mazzini ogni amarezza e lo rianima costantemente di speranze.
      Al secolo XVIII Mazzini riconosce il merito di avere integrato l'insegnamento cristiano, risolvendo il problema di conciliare la uguaglianza di tutti con la libertà del singolo. La generazione di Mazzini ha ereditato questa grande conquista morale; ma soffre perché la mancanza di un alto principio di solidarietà fra gli uomini ha ormai ridotto la vita a un miserabile contrasto di interessi puramente egoistici fra individui, classi e nazioni. È una generazione in cui non vive piú la vecchia fede e in cui la nuova non s'è ancora rivelata: epoca di transizione. Ma la rivelazione è imminente.
      Il nuovo periodo storico, che Mazzini preconizza, non rinuncerà ai principî di giustizia e di verità che sono stati banditi nel periodo precedente, anzi edificherà su di essi: saprà però nobilitare la vita, suscitando in ogni individuo un profondo senso del dovere, e mirando non al bene del singolo, ma a quello della collettività. Sua caratteristica sarà la tendenza associativa; suo fine la costituzione dell'Umanità collettiva.
      Tramonterà ovunque l'odierna organizzazione politico-sociale, dando origine alle repubbliche unitarie nazionali. Alle patrie associate nella Umanità corrisponderà l'associazione degli individui di ogni nazione, diretta a promuovere e a tutelare lo sfruttamento progressivo e ordinato di tutte le energie del paese, nel campo morale, intellettuale, economico.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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