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      Sono generalmente elementi della borghesia democratica che danno la prima spinta; rari nuclei sorgono per spontanea iniziativa operaia.
      Grave errore sarebbe l'attribuire la quasi inesistenza di un movimento operaio anteriore al 1859 in tutta Italia salvo che in Piemonte al fatto che operai e artigiani, tutti presi dal problema della indipendenza nazionale, abbiano volontariamente posticipato la loro organizzazione di classe per la conquista delle loro libertà.
      Abbandoniamo definitivamente l'idea che alla fatica per la unità e la indipendenza nazionale abbia partecipato attivamente, e con coscienza del fine, il popolo, o anche una frazione importante delle classi lavoratrici. La verità è che sul fondo grigio dell'ignoranza, dell'indifferenza e addirittura in molti casi dell'ostilità delle masse, una esigua minoranza, appartenente alle classi medie e superiori, cosciente piú o meno del fine, discorde spesso sui mezzi da impiegare e sugli obiettivi immediati da raggiungere, in parte obbedendo a impulsi ideali, in parte sospinta da piú modesti interessi concreti, danneggiati dallo spezzettamento politico d'Italia, portò a soluzione il problema nazionale. S'intende che l'agitarsi di questa minoranza non poteva non suscitare desideri e speranze piú o meno confuse anche in alcuni strati delle classi proletarie. Risvegliando interessi trascurati, addossando ai regimi esistenti la colpa di molti mali, facendo sperare in un avvenire migliore per tutte le classi sociali, cercando di trascinare nella lotta nazionale gli elementi piú attivi e piú intelligenti delle classi operaie, quelle minoranze ottennero, qua e là, la neutralità benevola o addirittura l'attivo se pur momentaneo favore di qualche gruppo operaio.


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Mazzini e Bakunin
di Nello Rosselli
pagine 458

   





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