Dove però sotto il nome di patria si consumano i piú neri eccessi, dove la libertà si vende e si traffica..., dove ogni giorno si assiste al miserando spettacolo di vedere il galantuomo nudo e lacero e il ladro e il farabutto in carrozza, qual senso può aver mai questa parola sulle ingannate moltitudini?»(50).
L'uguaglianza dei cittadini non è stata riconosciuta che nel sistema tributario. Son passati i tempi nei quali solo gli abbienti erano sottoposti a tasse; ora «si è piantata la massima che tutti i singoli cittadini, avessero o no ricchezze, dovessero essere tributari dello Stato»(51).
I rivoluzionari di ieri, conservatori dell'oggi, hanno invocato la formazione del nuovo Stato unitario in base al principio liberale e inalzato il dio della libertà all'onor degli altari. Ora che hanno ottenuto il loro intento vorrebbero metterlo da parte. Ma questo dio - osserva La Giovane Italia, almanacco per il 1862 - è logico e intende riconoscere a tutti il diritto di adorarlo e di oprare in suo nome. Egli parla cosí : «Predicaste la libertà, la fratellanza ed il vostro dire mi piacque; siate dunque tutti fratelli. Voi proletari faccio ministri del mio supremo volere. Andate, dividete, spartite; se essi... non cedono alla forza delle teorie da essi predicate, sgominate tutto, confondete, sperperate, ed in mio ed in loro nome superando gli ostacoli, versate sangue, trucidate»(52).
Il principio liberale ha vinto: bisogna ormai che trionfi.
Poiché i cessati regimi eran solidamente basati sulla religione, la guerra che contro di essi si è condotta è stata, in sostanza, una guerra alla religione.
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